Prof. Davide Scarabelli Via Santi, 1 41026
Pavullo nel Frignano (Mo) - Italia Tel/Fax 0536 20675
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A Davide Scarabelli, per la sua casa

 

Le nostre montagne sono brulle e viola perlopiù o marroni d’ocre e di fanghi sembrando composte. La voce le percorre un po’ più fioca dove i torrenti Scoltenna e Samone volano a valle

Col nome di Panàro, azzurri di più cupo azzurro e semenzaio al largo di canoe dai bordi in corame preziosi; ghiaie diamantine o sabbie scavate nel calanco. Ghisa e cemento serpeggiano alle spalle di ponti stretti e bassi (la pianura una nebbia di bitume) e le tue giade hanno la vera libertà di occhi brillanti, pallidi fuochi gelano il peso, l’amore delle campagne.

 

Alberto Bertoni

“… Casa Baldassarre si era spogliata di ogni scenografia per il “sipario in versi”. La poesia stava più volentieri nell’ erba e nell’ aria che sulla scena. L’ anfiteatro conserva una parte di armonia, l’ eco delle musiche pomeridiane, mentre le parole della poesia tentavano una loro avventurosa strada verso il pubblico, verso gli amici.

Erano parole spoglie, messe avanti senza pretese, ma con un piccolo brivido di partecipazione allo spirito del luogo.

La Casa vegliava protetta dalla paziente scansione delle sculture, sentinelle nel buio della notte, “frazioni di antiche montagne…”.

Gli amici sulle gradinate, in ascolto, come avamposti dell’ arte.

A Casa Baldassarre la poesia ha bruciato un suo momento di grazia.

 

Carlo Aberto Sitta

 

Casa Baldassarre è davvero la casa dei Re Magi

 

Mentre andavamo a Casa Baldassarre non mi sentivo uno dei Re Magi “di giornata” bensì l’ ultimo dei pastori, un poco preoccupato per l’ impatto pubblico. La giornata era limpida e calda. Sono arrivato con un certo anticipo. Ho così avuto il tempo di ammirare le sculture, i dipinti, i disegni e le fotografie ospitali nell’ invidiabile casa- studio di Davide Scarabelli e negli spazi del giardino. Ho apprezzato anche le susine e altri frutti colti- ed è sempre più difficile performance- direttamente dalla pianta. Ho assistito il fotografo che abilmente giocava con il viso e le sculture di Davide Scarabelli, ricavandone artistiche istantanee. Ho ammirato il pittore che dipingeva il legno con il fuoco.

Ferro, terra, legno, fuoco (flash): ero a casa mia, tra i miei materiali preferiti.

Ho notato con piacere che il palchetto e le tribune – l’ arena- si inserivano nel contesto con suggestiva naturalezza. E come una naturalezza che finora ho raramente raggiunto, mi sono messo in sintonia con chi mi stava di fronte, cui ho letto qualcosa della mia produzione. E loro – il temuto pubblico- hanno riso di gusto, così mi hanno detto, e di sicuro generosamente applaudito. Ho guadagnato addirittura un giovanissimo fan di Salerno, a Pavullo in vacanza.

I generosi ospiti di Casa Baldassarre ci hanno offerto crescenti “veraci” e vino e soprattutto la loro amicizia e simpatia. Ho quindi riascoltato, con nuove risonanze emotive, le poesie dell’ amico Alberto Bertoni, e riso delle trovate di godibilissimi comici.

Mentre, a notte, me ne andavo da Casa Baldassarre  non mi sentivo più uno dei pastori ma – senza offese e mantenute proporzioni – un laico Gesù Bambino, recatosi lui, questa volta, a ricevere omaggi e doni alla “Casa dei Magi”.

 

Francesco Genitoni   

 

 

Sono ritornato a Pavullo, dopo alcuni anni di assenza, per invito di Davide.

Nel viaggio il pensiero andava agli anni settanta quando, alla galleria La Sfera, promuovendo le mostre di alcuni giovani artisti quasi conosciuti (Mac Mazzieri, Biolchini, Carloni, Wainer Vaccari, Franco Mulas, Palladini), e di uno che aveva già imboccato la strada maestra dell’ arte: Davide Scarabelli. Di lui ricordavo l’ avvincente modernità che sapeva già riassumere nei corpi e nei volumi tormentati delle sue sculture, i migliori risultati delle ricerche delle avanguardie, del dopo guerra con personalissima forza espressiva. Mi erano piaciute tanto le sue “Suture”, opere che portavano il peso della ricerca di un rapporto fra arte e pensiero sociale… .

Stavo andando a Casa Baldassarre , dove l’ intraprendente scultore pavullese, attorno alla sua casa- studio aveva dato vita ad un programma chiamato “Protagonista a Casa Baldassarre”. Da luglio a metà agosto, tutti i fine settimana, ci si poteva incontrare con scrittori, artisti, musicisti, critici d’ arte, avendo come corona sui pendii di Casa Baldassarre una grande mostra di sculture di Davide Scarabelli, in un clima di autentica festa culturale. Come si fonde un bronzetto o come si incide una lastra di zinco per ottenere un’ acquaforte, oppure come si modella la creta hanno alimentato, come un gioco, le conoscenze dei momenti di fare arte… .

Ecco un esempio di come un artista può proporre la propria arte favorendo la vita culturale del proprio paese.

Mi auguro che gli enti pubblici lo capiscano e ne favoriscono l’ attuazione futura.

Intanto complimenti a Davide per la bella iniziativa e auguri per il 1997 con i suoi incontri a Casa Baldassarre.

 

Mario Cadalora

 

 

Caro Davide

 

Così cominciavano anche le lettere che scrivevo, molti anni fa a mio fratello che porta il tuo nome. Il telefono mi ha abituato (è purtroppo un “male2 comune) ad una comunicazione più diretta e più rapida a scapito della “parola scritta”, che recava e reca ancora la capacità, anche minima di riflessione, di autenticità di sentimenti. E ritornare a scrivere una lettera, con le stesse due parole iniziali, mi sembra addirittura un fatto eccezionale, stimolante. E’ un atto d’obbligo, ma soprattutto una necessità interiore per esprimere nei tuoi confronti la mia ammirazione per la grande “stagione della cultura” che hai saputo offrirci a Casa Baldassarre. Mi piace cercare nella severità del tuo nome biblico un qualche ragione del successo degli eventi culturali di cui ti sei fatto, con la preziosa collaborazione di tua moglie Fernanda e dei tuoi figli, Marco e Laura, promotori ed organizzatori senza, tuttavia, rinnegare il ruolo di autentico “protagonista” agli artisti, musicisti, scrittori, poeti e critici che vi hanno partecipato con entusiasmo. E proprio come il Davide della Bibbia, ha saputo combattere e vincere contro il gigante dell’ indifferenza, se non del disprezzo, delle istituzioni (fatta qualche eccezione, come il comune di Pavullo che, alcuni anni, è interessato a sviluppare un progetto d’ arte, con mostre al Palazzo Ducale) verso i fatti cultural. E’ stato il tuo un vero e proprio micidiale “colpo di fionda” contro i tanti “Filistei pubblici”, campioni di pseudocultura, spesso esibita come spettacolo. Hai dimostrato come il sapere interiore possa diventare un fatto sociale, come anche la perifericità di un luogo (è il caso di Casa Baldassarre) possa essere non di ostacolo alla pratica della cultura, ma porsi in opposizione alla retorica del protagonismo, consente un lavoro di filtro e di decantazione, agevolare momenti liberi di rapporti, di scambi per una base di impegno comune. Singolare è stata la capacità di produrre cultura, vivi sono stati i dibattiti durante i diversi incontri che ci hanno permesso di capire che importante non è tanto accettare il mondo, il mondo ma conoscerlo, salvarlo, trasformarlo e accrescerlo con l’attivismo combattivo, con la ricerca di nuovi modi di conoscenza, con le forze operanti nella cultura. Organizzatore infaticabile ed esemplare, ci hai permesso, Caro Davide, di fare nostre le altrui scoperte ed irripetibili esperienze intellettuali.

Abbiamo acquistato la consapevolezza di come si possono unificare in un valore unico i vari aspetti del sapere; di riflettere criticamente sullo stato della cultura a Modena e oltre i confini locali, contro la sfiducia nichilista delle istituzioni; di capire come sia possibile costruire una libera civiltà dello spirito.

Oggi siamo certamente, più ricchi di ieri.

Grazie Davide!

 

Michele Fuoco

 

 

 

In questa brutta epoca, Davide c’è nato per sbaglio. E non è il solo. Pensate un po’ a quanti suoi amici si trovano spesso in imbarazzo, come lui, a dover galleggiare nel mare dell’ arte trasformato in una cloaca putrida. Lo vedete il soave Walter costretto a contrattare il prezzo dei suoi quadri? Lui li dipinge, e molto bene. Questo gli basta, non oltre dovrebbe andare il compito del pittore. E quante volte l’impetuoso Raffaele dovette mitigare  le mani che stavano già plasmando la creta, perché il committente pensava a tutt’altro soggetto? Davide, come loro, è nato in ritardo. O forse in anticipo. Lui sarebbe stato un grande artista del Rinascimento, capace di opere monumentali, in grado di lasciare il segno. Walter avrebbe dipinto per qualche robusto cardinale sogni un po’ meno laici e Raffaele avrebbe innalzato al cielo le sue preghiere di metallo davanti a qualche ricca chiesa.

Davide, però, se fosse nato principe (o anche solo duca) sarebbe stato il mecenate più simpatico della storia dell’ arte. La faccia è quella giusta. Sorriso, ampio, accattivante, capigliatura adatta a riempire un’ intera tela di Velasquez, mani prodighe per sé ma soprattutto per gli altri. Alla sua corte, nei pressi del presidio di Pavullo, avrebbe ospitato pittori e musicisti, scultori e poeti. Le sale della sua casa sarebbero risuonate sempre di risa e canti e sarebbero state continuamente dipinte e ridipinte, a seconda delle stagioni.

La sua tavola sarebbe stata, da mattina a sera, colma di squisite leccornie approntate dalle abili mani di uomini e donne del borgo. E tutti avrebbero potuto entrare in quelle stanze colorate, illeggiadrite dalla musica e rese ospitali non solo dall’ amicizia ma anche dalla tavola ben imbandita. Il popolo gli sarebbe stato amico e fedele. Gli avrebbe tributato onori solenni. E chissà che il duca non avesse anche potuto essere scelto per sostituire il principe…

E se, invece Davide fosse nato in anticipo? L’arte forse, ma l’amicizia di sicuro, è ciò che pratica meglio il nostro amico “signore” di Pavullo, nella sua casa aperta, a disposizione di chi ha voglia di entusiasmarsi davanti al bello, quadro o tigella che sia. Il mecenatismo post moderno è questo, stimolante, discreto, più istituzionale che manageriale. La via è aperta. Ancora una volta, come sempre, il problema più grosso è che Modena si renda conto del grosso motore che ha nella pancia. Perché farlo andare solo a velocità di crociera, quando scalpitano tanti cavalli?

 

Sandro Bellei

Per Davide, duca di Pavullo, nato non so se in anticipo o in ritardo.

 

 

 

Arrivammo in cinque a Casa Baldassarre nell’ aria già pungente di quella sera di agosto. Anzi, tre più due. Alberto, il poeta già riverito, Lucio, minuto e gentile pianista, e Lara, dalla voce morbida. Poi io e Guja, per mano.

Lassù, in un anfiteatro in bilico tra professionalità e intimità, tra piccoli crocchi desiderosi di conoscersi, era meno forte in me l’ inquietudine.

Tra i sentimenti degli incontri avvenuti e i preparativi, scoprivo a poco a poco il senso di quella notte.

Poi il tempo ha preso un ritmo lento ma ricco, pieno di sensazioni, che ha trasformato la visita in presenza.

Mentre le parole di Alberto si cimentavano con le suggestioni musicali di Lara in un consueto movimento di teneri incontri e improvvisi distinguo (come distanza), ho confessato a Guja il desiderio, il bisogno di essere sempre più autore.

Dopo un mese, quell’impulso a creare atmosfere, a inventare situazioni, a produrre eventi (che Casa Baldassarre ed il suo Custode hanno aiutato ad emergere) è vivo, potente, impaziente.

Grazie Mr. Scarabelli!

 

Tiziano Ruffilli

 

 

Non ero ancora stato a Casa Baldassarre: l’ impressione è subito favorevole, sia per lo stato dei luoghi, sia per le iniziative che vengono proposte. L’incontro tra artisti e amici dell’arte, e magari semplici curiosi, si compie felicemente.

Debbo parlare di Montale. Eccomi al microfono, dinanzi al pubblico che siede sui gradini di tufo del piccolo e ospitale anfiteatro. L’atmosfera è propizia, lo avverto subito, e le parole mi vengono alle labbra con facilità. Le poesie di Montale, che recito a memoria, non faticano ad ottenere l’ attenzione e l’ approvazione degli ascoltatori. E’ poesia, nel senso più puro.

Ho finito. Anzi no, perché qualcuno tra il pubblico mi sollecita a continuare, e gli altri assentano. “Leggi i tuoi versi”, dicono.

Prometto che ritornerò l’ indomani e così avviene. Il dialogo con gli ascoltatori riprende. Le mie poesie parlano del Frignano, del suo paesaggio, dei miei ricordi, in pace e in guerra. Ed ecco tra me e gli altri ascoltatori si crea un legame che è fatto di attenzione, simpatia, volontà di comunicare…

 

Vico Faggi

 

 

La cosa bella delle giornate organizzate da Davide Scarabelli a Pavullo è che non sei nessuno. Voglio dire, non arrivi, e non sei invitato, come direttore della galleria Civica, ma sei invitato, e arrivi, come un amico, e basta. E ti capita, in mezzo agli amici, di parlare di un atro amico (non tuo, purtroppo, perché non hai fatto in tempo a conoscerlo, e allora puoi solo omaggiarlo, cercare di renderti amiche le sue fotografie).

Per i ruoli ufficiali c’è sempre tempo, per questi incontri scarseggia sempre più; l’unica cosa che puoi fare, a posteriori, è ringraziare Davide per essersi inventato questo gioco e sperare che abbia voglia di riprovarci.

Un amico sa che c’è.

 

Walter Guadagnini